Boletus queletii Schulzer 1885

 

Diagnosi originale: "Pileo splendente aurantiaco tandem fusco, nec valde pulvinato, nonnunquam parum impresso, satis carnoso, 8,5-13 cm et ultra lato: poris nec minutis, e dilutesaturato ochraceis, tandem fuscis, tactu sordidade coeruleis; tubulis liberis, luteis, provecta aetate luteo viridibus, 9-13 mm longis; stipite cylindrico aut deorsum subventricoso, sed basi semper acuminato, saepe subcompresso, recto aut leviter curvato, apice 1,1-2,2 cm crasso, 7,5-10 cm longo, solido. Caro lutea, fracta coerulescens,in adultis cuprea, in basi stipitis immutabile sanguinea. Odor et sapor communis fungorum. Sporae sordide umbrinae, suboblongae, 0,011 mm longae, deorsum potius attenuatae quam sursum. Gregatim medio. Augusti in silva Kunjevce."

Il fungo appartiene all’ordine Boletales; famiglia Boletaceae; genere Boletus; sezione Luridi. Kühner e Romagnesi lo inseriscono nel sottogenere Tubiporus Karsten 1881, gruppo dei Luridi. Boleti a pori rossi.

Pileo: colore: variabile da bruno cannella più o meno scuro con riflessi da giallastri a rossastri, rosso bruno fino a rosso-mattone, solitamente più chiaro al margine, bluastro-nerastro se stropicciato. Di forma inizialmente emisferica poi leggermente arrotondata e a volte irregolare; diametro: 5-15 cm; cuticola:finemente pruinosa che evolve a glabro levigata;

Imenio: a tubuli e pori. Tubuli generalmente decorrenti. Pori rossi in prossimità dello stipite e gialli verso il bordo. Questa fascia cromatica è più o meno estesa in funzione della vetustà del fungo. Con una lente d’ingrandimento, si può osservare, sulla superficie tra poro e poro, una sottile striscia in rilievo, di colore rosso fuoco. Tale conformazione è conosciuta come “linea di Peltereau”, in onore del micologo che per primo la individuò e la descrisse. Secondo A. Bertaux (B.S.M.F. LXXVII - 1960 - pag. 107) i pori del queletii sarebbero sempre gialli se non fosse presente la “Linea di Peltereau”.

Stipite: giallo superiormente fino a rosso-bruno inferiormente; affusolato in alto; punteggiature a zig-zag che simulano un reticolo.

Carne: gialla, virante con immediatezza al blu a contatto dell'aria diventa verdognola e con il trascorrere del tempo gialla. Al piede, rossa (simile alla rapa rossa). Stessa colorazione in seguito a lento viraggio all'intero stipite, soprattutto se immerso in acqua; odore: gradevole di frutta. Non caratteristico; sapore:dolce, con retrogusto amarognolo. Non caratteristico.

Spore: in massa bruno oliva con riflessi verdastri.

Reazioni macrochimiche: Carne + ammoniaca = lenta reazione al colore bruno; Carne + fenolo = reazione al giallo con alone nerastro.

Spore: subfusiformi; 5-7 x 10-15 micron;

Basidi: tetrasporici, finemente guttulati.

Cistidi: fusiformi.

Reazioni microchimiche: le ife della carne, soprattutto alla base del gambo, si colorano abbastanza fortemente in grigio a contatto del reattivo di Melzer (reazione di Imler).

Habitat: in boschi di latifoglie specialmente querce e faggi.

Osservazioni: fatto curioso e divertente, relativo a questo fungo risale al 1885. Due micologi lo trovarono nello stesso anno e lo studiarono separatamente. In ordine di data il primo fu Schulzer che dedicandolo a Quélet lo chiamò “Boletus queletii”; il secondo fu Quélet che dedicandolo a Schulzer lo chiamò “Boletus schulzeri”. Poiché Schulzer lo descrisse per primo, al fungo in questione, rimase il nome specifico di “queletii”. Il carattere più significativo, da prendere in considerazione nella determinazione di questa specie, dovrebbe essere la colorazione della carne (rapa rossa) alla base del gambo che non è posseduta da altri boleti del gruppo a pori rossi.

               Pori del Boletus queletii: 25X in evidenza la striscia di colore rosso detta "linea di Peltereau".

                                                 

A. Brunori - P. Avetrani