Daedaleopsis nitida (Durieu & Montagne) Zmitrovich & Malysheva 2013

 

Questa specie fungina lignicola è spesso riconoscibile per l'imenoforo a forma esagonale chiamata anche "a nido d'ape".

Da un punto di vista sistematico, Daedaleopsis è un genere di Polyporaceae che è stato istituito da J.Schröter, in Cohn, Krypt.-Fl. Schlesien (Breslau) 3(1): 492 (1888). Questo fungo inizialmente era inserito nel genere Hexagonia, ma risultati recenti di studi molecolari sulle Polyporaceae del 2013 di Zmitrovich & Malysheva (TOWARDS A PHYLOGENY OF TRAMETES ALLIANCE (BASIDIOMYCOTA, POLYPORALES) Mikol. Fitopatol. 47(6): 375) dimostrano che Hexagonia è un gruppo di funghi eterogenei, un clado formato da almeno 3 sottogruppi di generi — Daedaleopsis, Hexagonia s. str. e Pogonomyces.  Anche se Hexagonia presenta una forma imeniale differente da Daedaleopsis, questo non viene considerato come carattere determinante. In particolare questa specie viene ascritta al genere Daedaleopsis per i caratteri microscopici e molecolari.

Sinonimi:

Hexagonia nitida Durieu & Montagne 1856

Scenidium nitidum (Durieu & Montagne) Kuntze 1898

Apoxona nitida (Durieu & Montagne) Donk 1969

Fomes nitidus (Durieu & Montagne) Zmitrovich 2001

Pileo: raggiunge i 12 cm quando adulto; semicircolare, con uno spessore di circa 3-4 cm, convesso, sulla parte superiore brunastra liscia presenta da 3-5 solchi concentrici evidenti, che tendono ad imbrunire nel periodo invernale.

Imenio: formato da tubuli rigidi, a parete spessa, lunghi fino a 2 cm alla base del fungo, fino a qualche millimetro verso periferia. Gli alveoli di colore giallo bruno, sono costituiti da un pellicola ceracea, bianca, pruinosa. I tubuli terminano in pori molto ampi regolari, più o meno esagonali, lisci, biancastri nel fungo giovane, bruno scuro a maturità.

Carne: consistenza legnosa, morbida (tipo sughero), concolore, di sapore leggermente dolce e di odore trascurabile. Non commestibile.

Habitat: specie di ambiente mediterraneo legata a latifoglie sempreverdi come ad esempio il leccio.

 

Andrea Brunori - Paolo Avetrani