Funghi e Rose

I funghi sono esseri strani e capricciosi. Assumono forme diverse e colori molto vari. La micologia è la scienza che li studia. Per il fatto che sembrano spuntare dal nulla, per il loro contrasto tra edulità e velenosità, hanno da sempre eccitato la fantasia della gente.

Circondati dal mistero e dalla magia sono diventati protagonisti di credenze e leggende popolari.

La rosa da molti considerata la regina dei fiori è un simbolo della bellezza, dell’amore, della passione, della felicità, dell’eleganza e di tanti altri sentimenti a seconda delle varietà e dei colori. Le rose sono fiori da donare. Sicuramente sono i fiori più ammirati e coltivati nel mondo.

Il genere Rosa, descritto da Linneo nel 1753, fa parte della famiglia delle  Rosaceae; circa 150 sono le specie più conosciute. Poche sono le specie che possono essere considerate le fondatrici. Tra queste si citano: la R. canina, la R. gallica e la R. multiflora.

A partire dal 1800, in seguito all’importazione di rose dalla Cina prima ed alle tecniche di ibridazione poi, il loro numero aumentò considerevolmente.  

Si ritiene che il 60% delle specie sia originario dell’Asia; nella Cina occidentale la maggiore concentrazione. Prediligono un clima temperato ma alcune crescono fino a 3000 m di altitudine nella catena dell’Himalaya.  

Nei tempi antichi i naturalisti trattarono molti argomenti. Diversi furono coloro che tentarono di capire cosa fossero i funghi. Nello stesso tempo alcuni di questi si occuparono anche di studiare le rose .

Per arrivare a un botanico che si sia dedicato esclusivamente allo studio dei funghi, sia micro sia macro, è stato necessario attendere molti anni.

In queste poche righe racconteremo cosa hanno scritto alcuni personaggi che nel passato condussero ricerche su questi due elementi naturali così diversi tra loro.

Il primo botanico, degno di questo appellativo, fu il greco Teofrasto (371-287 a.C.). Nato a Ereso nell’isola di Lesbo fu il successore di Aristotele nella direzione della celebre “Scuola Peripatetica” di Atene.

Denominato “Padre della Botanica”, è passato alla storia per i suoi metodi di ricerca rigorosi.

Nel liceo ateniese aveva creato un Orto botanico che probabilmente fu il più antico del mondo. Fu il primo a ideare un sistema di classificazione dei vegetali.

Circa 500 piante sono ordinate da Teofrasto in base al portamento (alberi, frutici, suffrutici, erbe) posto in relazione con alcune caratteristiche floreali.

Lo studioso greco scrisse di funghi, sostenendo che essi erano il prodotto spontaneo della terra, causato dagli effetti congiunti della pioggia e del calore. Di questi propose una classificazione. Essa, anche se primitiva, presenta quattro diversi gruppi di funghi : 1) sotterranei 2) terricoli con pileo e stipite 3) sessili a forma di coppa 4) rotondeggianti.

Teofrasto nelle sue “Ricerche sulle piante” riferì anche di rose selvagge  con moltissimi petali il cui profumo supera quello delle altre coltivate. Scrive anche che “le rose differiscono molto tra loro per il numero dei petali, per la bellezza del colore e per la soavità del profumo. Molte hanno cinque petali altre dodici o venti, alcune molto di più; ci sono quelle che vengono chiamate “centifolia” (rhoda hekatontophylla). Generalmente il terreno influisce sul loro colore e sul profumo; le rose più profumate sono quelle di Cirene”. Sconsiglia la riproduzione per seme preferendo la moltiplicazione per talea perché più rapida.

Il naturalista latino Plinio, vissuto nel primo secolo d.C. è passato alla storia come il naturalista maggiormente conosciuto e più autorevole dell’antichità. Sosteneva che i funghi, originati dal limo della terra umida e dai suoi umo­ri che incominciano a fermentare, fossero velenosi se nati in vicinanza di resti me­tallici.

Conosceva anche i tartufi e ci in­forma che sono una callosità della terra.

Nei suoi scritti riporta otto varietà di rose alle quali da il nome della località dove le medesime venivano coltivate. Indica una rosa selvatica più profumata delle altre. Con molta probabilità si tratta della rosa attualmente conosciuta come Rosa gallica Linneo 1753.

Il botanico svedese Carolus Linnaeus (1707-1778) pose termine alla confusione riguardante i nomi delle piante, imponendo l’utilizzo di solo due nomi.

Quella definita dalla frase “Rosa inodora seu canina” diventa semplicemente “Rosa canina”.

La rivoluzione introdotta dal botanico svedese fu proposta nel trattato Systema Naturae del 1753. Il primo nome indica il genere, il secondo la specie. Linneo descrisse dodici specie di rose che classificò nella categoria “ icosandria polygynia”.

La rosa, citata come similitudine di grazia, oltre che per un fatto estetico, veniva coltivata anche per il suo valore terapeutico.

Plinio chiamò una rosa “ rubus caninus” in quanto un estratto delle sue radici era stato usato per guarire dalla rabbia un soldato morso da un cane.

Dioscoride (30-80 d.C.) nativo di Anazarba in Cilicia (Asia Mino­re) studiò ad Alessandria. Famoso medico nell’esercito romano, all’epoca dell’impe­ratore Claudio e più tardi sotto Nerone.  .

Nel suo trattato “De Materia Medica”, considerato il miglior testo di farmacologia dell’epoca, afferma essere i funghi soltanto di due specie, buoni da mangiare e mortiferi.

Cita le rose per esaltarne le virtù rinfrescanti e astringenti. Descrive anche la preparazione di un unguento con petali di rosa da impiegare come deodorante.

Filosofo, medico e alchimista nato a Bouckara, Ibn Sina detto Avicenna (980-1037) è passato alla storia per aver scritto l’importante trattato “Canon Medicinae”.

In esso affermò che tutti i funghi con il pileo di colore verde sono mortali.  

Tra i medicinali da lui più utilizzati include l’Agarico (Polyporus officinalis).

Ad Avicenna si attribuisce la scoperta del processo di preparazione dell’Acqua di rose (forse con i petali della Rosa damascena) quale rimedio per combattere la nausea e le irritazioni agli occhi.

La monaca benedettina Hildegard von Bingen (1098-1179) nata a Bockeleim sul fiume Nahe, può essere considerata la prima donna naturalista e medico di vasta cultura. Fu badessa del monastero di Disibodenberg vicino Magonza. Personaggio poco noto in Italia è molto conosciuta in Germania anche per le sue composizioni musicali.

In un suo trattato segnala diverse specie di funghi chiamandoli con i loro nomi po­polari. Di alcuni è dichiarata solo la com­mestibilità, di altri invece sono riportate le proprietà terapeutiche.

Comunque i funghi sono sempre descritti come frutti spontanei della terra e opera, secondo i casi, della creazione o del castigo di Dio.

Intorno al 1155 scrisse un’opera molto originale dal titolo “Liber simplicis medicinae” in cui sono indicate 300 piante medicinali e il loro uso. Tra queste sono comprese alcune rose. Scrisse anche : ”i frutti (forse la rosa canina) non nuocciono mai ne crudi ne cotti chi è sano, ma chi ha lo stomaco debole, trarrà vantaggio nel consumarli cotti, perché depurano il suo stomaco eliminando il muco.

Alberto Magno (1193-1280) nella sua “Historia Naturalis” racconta che “i funghi sono vegetali privi di semi, rami, foglie e si possono determinare dal colore, dall’odore e dal sapore.

Sono piante che hanno origine dalla trasformazione in una sostanza solida, del vapore emanato dal terreno che inizialmente assumerebbero la forma di una colonna, la quale giunta ad una certa altezza si espande in una forma emisferica”.

Il teologo germanico si rivela acuto osservatore della natura anche per le esatte descrizioni di diversi rosai ะต, in particolare, della Rosa alba. Nel periodo che visse a Colonia, sembra avesse costruito una serra miracolosa nella quale coltivava rose che fiorivano regolarmente nei mesi invernali.

 L’imperatore Guglielmo, in occasione di una sua visita a Colonia nel 1249, si recò a vedere questa “meraviglia”.

Considerato uno dei migliori botanici tedeschi di quell’epoca, il medico Hieronymus Bock (1498-1554) nato a Heidersbach, grazie all’appoggio del conte Ludwig del Palatinato, poté se­guire i corsi di teologia e di medicina all’u­niversità di Heidelberg. Nel 1522 ottenne un posto di professore in una scuola di Zweibrücken. Nominato medico di corte, si occupò an­che della manutenzione dei giardini.

Fu seguace degli insegnamenti di Lutero e nel 1546 pubblicò il trattato dal titolo  “ Kreuterbuch” (libro delle erbe).

In esso, oltre a riferire che i funghi sono divisi in specie buone e in specie velenose, descrisse due tipi di rose, uno di piante che nascono lungo le siepi, l’altro di piante coltivate nei giardini.

Jakob Theodor da Bergzabern detto Tabernaemontanus (1522-1590) che iniziò gli studi di medicina a Heidelberg, completandoli a Montpellier, nel corso di lunghi viaggi in Francia, Belgio, Olanda osservò e raccolse un gran numero di piante.

I risultati di queste sue ricerche furono pubblicati nel 1588 in una ponderosa opera dal titolo “New Kreuterbuch” (nuovo libro delle erbe), In essa, oltre a scrivere che i funghi sono spontaneamente generati dalla terra, disegna undici rose. Tra queste una varietà senza spine.

 In Europa nel XVI secolo le rose divennero ampiamente conosciute, grazie all’impegno di una personalità fuori dal comune: il fiammingo Charles de L’Ecluse (1526-1609) . A lui dobbiamo anche la diffusione della patata, della arachide e del tulipano.

Clusius, laureatosi in medicina all’università di Montpellier, fu in seguito professore di botanica all’università di Leida ove progettò e realizzò l’Orto botanico.

Fu il primo a segnalare nel 1560 la presenza in Olanda della Rosa foetida.

Dal 1573 al 1587 fu il direttore dei giardini imperiali a Vienna sotto Massimiliano II. Fu in quel periodo che introdusse la Rosa hemisphaerica portata dalla Turchia da un diplomatico.

La sua opera “Fungorum  in Pannonia observatorum  brevis historia” , pubblicata ad Anversa nel 1601,  è stato il primo libro in cui furono descritti e illustrati esclusivamente funghi.   

La Rosa rugosa, specie anticamente coltivata in Cina, dal 1784 la troviamo anche in Europa introdotta da un allievo di Linneo, Karl Peter Thunberg (1743-1828). Iscrittosi all’università di Uppsala, nel 1767 vi conseguì la laurea in medicina e storia naturale.

Nel 1771, allo scopo di raccogliere piante per il giardino botanico di Amsterdam, su richiesta di alcuni commercianti, aveva iniziato un viaggio scientifi­co.    

Imbar­catosi come medico di bordo su una nave della Compagnia Olandese delle Indie Orientali raggiunse il Giappone, passando attraverso il Sud Africa, Giava e Ceylon, attuale Sri Lanka.

Tornato in Svezia nel 1783, fu nomina­to professore di botanica all’università di Uppsala succedendo a Linneo.

Nella Flora Japonica – Lipsia 1784 – Thunberg descrive dieci funghi di quella lontana terra e di essi ne riporta il nome locale.

Tra questi il Bokudsi che è la Tremella au­ricola Linneo=Auricularia auricula-judae (Fries).

Nel 1768  Nicolaus Joseph Jacquin (1727-1817) nato a Leida, diventò direttore dello “Hortus Botanicus Vindobonensis” e professore di botanica all’università di Vienna, descrisse la Rosa chinensis. Le sue pubblicazioni, tra le più perfette dal punto di vista estetico contengono le descrizioni di un buon numero di specie fungine. I disegni che illustrano le sue opere furono eseguite dei fratelli Bauer considerati tra i migliori pittori botanici di tutti i tempi.

Nel 1800  il botanico francese Etienne Pierre Ventenat (1757-1808) nato a Limoges, descrisse la Rosa rugosa var. kamchaticka originaria della Siberia.  Dopo aver  assunto gli ordini sacerdotali divenne diretto­re della biblioteca ecclesiastica dell’ordine religioso di S. Genoveffa.

Scoprì la sua vocazione scientifica solo dopo aver viaggiato in Inghilterra e visitato dei Giardini botanici. Al termine della  rivoluzione francese sciolse i voti e lavorò con lo stesso incarico presso la Bi­blioteca del Pantheon. Fu l’autore di  “Histoire des Champignons”.

 

Andrea Brunori