Galerina marginata (Batsch) Kühner 1935

Foto di Dino Cannavicci

 

La Galerina marginata è uno dei funghi velenosi più pericolosi che esistano, perché i meno esperti possono confonderla con specie eduli che crescono cespitose appartenenti ad altri generi, come pioppini, chiodini oppure una specie Pholiota mutabilis che le somiglia moltissimo. Il genere Galerina (analisi D.N.A.), è stato trasferito nella famiglia delle Strophariaceae.

Pileo: Di dimensioni molto ridotte: 1,5–3 cm massimo ( esistono comunque forme robuste fino a 8 – 10 cm. di diametro del pileo ); di forma conico-ottusa o più generalmente convessa, poi più espanso ed a volte quasi piano; poco carnoso, quando è umido assume una colorazione ocra scuro; a secco è giallo sporco. Presenta evidenti striature al margine;

Lamelle: Fitte, leggermente decorrenti oppure adnate, color nocciola;

Stipite: Cilindrico, color ocra, fibroso; generalmente pruinoso al di sopra dell'anello, mentre al di sotto è di color ocra, presenta residui di velo di colore bianco sporco;

Carne: Esigua, delicata, color ocra.  Giunti a fibbiapresenti su tutte le parti del carpoforo. Odore: farinoso, netto oppure leggero ed incostante.  Sapore: analogo ma anche in questo caso variabile per intensità ;

Spore: Polvere sporale ruggine in massa con spore dalle dimensioni di  (7) 8 - 10,5 (11) X 5 - 6 (7) micron.  Amigdaliformi più o meno verrucose, cianofile e destrinoidi, positive con K.O.H.3 - 5 % divenendo color ruggine, in ammoniaca avviene lo stesso fenomeno ma in modo più blando;

Cistidi: Cheilocistidi 35)40 - 68 (70) X 8,5 - 15 X 3,3 3,8 micron, lageniformi con apice più o meno largo, presenti a palizzata continua che rende totalmente sterile il filo lamellare; Pleurocistidi simili ai cheilocistidi per forma e dimensioni, da piuttosto rari a frequenti; Caulocistidi sparsi e non frequenti, simili ai cheilocistidi;

Habitat: La specie cresce su diversi substrati; legni di conifere e latifoglie, legno muscoso o muschio su terreno.

Commestibilità: Mortale! Contiene Amatossine.

 

Foto di Dino Cannavicci

 

A. Brunori - P. Avetrani