Hedwig e Bulliard

Le prime ricerche sui caratteri delle forme microscopiche dei Basidiomiceti, ai fini della loro tassonomia, hanno inizio con Micheli (1679-1737). Il botanico fiorentino, al principio del XVIII secolo, pur non comprendendo completamente l’importanza scientifica delle sue osservazioni, aveva intravisto basidi, spore e cistidi. 

Dopo Micheli le ricerche con il microscopio furono trascurate Tra il 1770 e il 1800, la ripresa degli studi dei funghi con il microscopio fu compiuta da alcuni studiosi. Tra questi figurano Hedwig e Bulliard.

Hedwig Johann (1730-1799) fu un botanico tedesco che si occupò soprattutto di ascomiceti. Di questi descrisse l’imenio in modo straordinario, tenuto conto anche delle imperfezioni che avevano gli strumenti ottici dell’epoca. Nato a Kronstadt si laureò in medicina all’università di Lipsia, ma, tornato nella sua città natale, non poté esercitare la professione, perché le leggi dell’epoca esigevano che il diploma fosse conseguito a Vienna. In seguito si stabilì a Chemnitz in Sassonia, ove indirizzò i suoi studi botanici sulle graminacee e sulle crittogame. Nel 1781 tornò a Lipsia, prima come medico presso l’ospedale, poi, nel 1786, come professore di medicina e finalmente, dal 1789, come professore di botanica e ispettore del giardino botanico.

Fu un convinto assertore della teoria, all’epoca molto dibattuta, della riproduzione dei funghi per via sessuale. A un concorso, indetto nel 1795 dall’Accademia delle Scienze di Pietroburgo su tale questione, partecipò risultando vincitore. 

Valente microscopista, fu anche il primo a introdurre il termine “spora”, rimasto poi definitivo, a quelle particelle microscopiche che Micheli aveva chiamato “minutissimi semolini”.

I suoi studi permisero il conseguimento di notevoli risultati. Questi furono inseriti nella sua opera fondamentale “Stirpes Cryptogamicarum”, pubblicata a Lipsia in un arco di anni compreso tra il 1785 e il 1795. Nonostante l’opera trattasse precipuamente muschi e licheni, egli illustrò alcune specie di Discomiceti, riuscendo a fornire una descrizione completa degli aschi e la loro funzione generatrice di spore.

In verità Hedwig chiamò questo elemento teca, dal greco scatola; fu soltanto nel 1816 che venne usata, dal botanico tedesco Nees von Esembeck, la denominazione oggi consolidata di asco che in greco significa sacco.

Comunque tutti i micologi dell’epoca accettarono che le spore dei funghi si formassero esclusivamente negli aschi.

Bulliard Jean Baptiste François (1752-1793) detto Pierre.

Anche Bulliard affrontò lo studio dei caratteri istologici dei funghi e la sua opera, ancora oggi, è da apprezzare per essere non solo una semplice descrizione dei caratteri morfologici dei funghi, ma anche una trattazione dei caratteri da ricercare con il microscopio. I risultati però furono più scadenti rispetto a quelli di Hedwig.

Bulliard sembra ignorare il lavoro del suo contemporaneo. Le sue descrizioni, i disegni degli aschi e della deiscenza delle spore, non sono soddisfacenti.

Nato ad Aubepierre-en-Barrois (Haute Marne), questo medico e naturalista francese, discepolo di J. J. Rousseau, da giovane studiò in un collegio di Langres. Appassionato naturalista a quindici anni aveva raccolto un considerevole numero di piante per il suo erbario. Nel 1755, trasferitosi a Parigi, si dedicò a studi di medicina e di botanica.

Anche se la sua vita è stata breve, lasciò un’opera considerevole.

Si possono citare:

·        “Flora Parisiensis” del 1774 in sei volumi con 640 tavole finemente disegnate dall’autore. Le piante sono classificate secondo il sistema sessuale di Linneo e di esse sono riportate le proprietà e la loro utilizzazione in medicina;

·        “Dictionnaire de Botanique” del 1783 che contiene tutti i termini francesi e latini usati in quellepoca per lo studio della botanica.

All’inizio l’autore scrive: ” Il filo d’Arianna dei botanici è la sistematica; senza di essa la questione vegetale non è altro che un caos”.

·        “Herbier general de la France”, pubblicato a fascicoli dal 1780 al 1793, che contiene: “L’Histoire des plantes vénéneuses et suspectes de la France”, “L’Histoire des plantes medicinales” e “L’Histoire des champignons”.

Questa sua ultima fatica, è la prima opera a stampa comparsa con disegni in tricromia. In essa sono incluse 600 tavole complessivamente. Molte le specie fungine descritte per la prima volta. Questo lavoro fu considerato il capolavoro della micologia francese di quei tempi.

La pubblicazione dell’Histoire era iniziata nel 1791. Interrotta con la morte dell’autore, fu completata utilizzando gli appunti lasciati dallo stesso e pubblicata nel 1812 a cura di Ventenat.

Di notevole interesse, per la sua finalità storica, è uno studio di Quelét, pubblicato nel 1895 sulla “Revue Mycologique” di Roumeguère, circa l’interpretazione delle tavole e della corrispondenza tra i nomi dell’epoca con quelli di fine secolo.

Come abbiamo accenato prima il risultato scientifico del botanico francese, fu inferiore all’impegno profuso e la sistematica proposta fu alquanto banale, risolvendosi in una suddivisione nei seguenti quattro ordini:

·        Funghi che hanno i semi racchiusi nel loro interno;

·        Funghi con i semi sparsi sopra tutta la loro superficie;

·        Funghi che producono i loro semi alla superficie superiore del pileo;

·        Funghi che producono i semi alla superficie inferiore del pileo.

In quest’ultimo ordine inserisce: il genere Hydnum, i cui semi si producono su una superficie ad aculei; il genere Boletus, i cui semi si sviluppano all’interno di tubuli saldati tra loro; il genere Agaricus i cui semi nascono su una superficie costituita da lamelle.

Attento osservatore che, anche senza una dimostrazione di rigorosità scientifica, non credeva assolutamente nella teoria della generazione spontanea.

A questo proposito scrisse: “I funghi nascono dai semi; un fungo qualsiasi non può esistere se non è il prodotto di un individuo della stessa specie”.

Fu questo il motivo per cui considerò i cistidi organi maschili che con lo spargimento del loro contenuto fertile fecondavano i semi vicini.

Si racconta che la scomparsa di Bulliard fosse avvenuta misteriosamente per opera dei rivoluzionari durante la Restaurazione. In realtà morì a Parigi nella sua abitazione, situata sull’isola di Saint-Louis sulla Senna, ove aveva il suo studio con annesso un piccolo museo. All’epoca non fu sepolto in un cimitero, ma nei pressi della casa ed essendo una località frequentemente inondata le tracce della sua tomba sono andate perdute.

Avendo avuto il merito di illustrare con precisione scientifica un gran numero di specie, Bulliard è ritenuto il “padre della micologia francese”.

Andrea Brunori