STORIE DI FUNGHI: l'Amanita vittadinii

Riassunto

L’autore nel riprendere una sua vecchia nota aggiunge alcune informazioni sull’Amanita vittadinii espresse da altri micologi. Riferisce inoltre della sua rarità e della sua costanza.

Abstract

The following article lists detailed informations about the Amanita vittadinii provided over the past centuries by many other authors’; however the main characteristics of this mushroom remain the rarity and constancy.

 

Mi è stato chiesto di scrivere due righe su uno dei rappresentanti del genere "Amanita Persoon 1797". Poichè nel 1988 ho scritto dell'Amanita vittadinii sul periodico “Micologia Veneta”, oggi ho ripreso lo stesso argomento sia per rivisitarne la sua storia, sia per aggiungere altri aggiornamenti e chiarimenti.

Fu il professor Giuseppe Moretti (1782/1853), allora titolare della cattedra di botanica dell'università di Pavia, a pubblicare su il "Giornale di fisica, chimica, storia naturale, medicina e arti", stampato a Pavia a cura dei professori Configliacchi e Brugnatelli, un esemplare di un fungo, ritenendo che lo stesso "non sia stato peranco descritto da nessun botanico". L'illustre uomo, che oltre ad essere docente di botanica, era anche prefetto dell'orto botanico di Pavia, prosegue nel racconto e scrive: "La raccolta avvenne ad opera del signor Vittadini presso Monticelli, a circa sei miglia da Milano..... ho imposto ad esso il nome specifico di questo giovane, che ci dà le più fondate speranze di diventare uno dei più distinti micologi".

Poichè in quell'epoca la classificazione più seguita era quella di E.M. Fries (1794/1878) il fungo venne classificato nella serie dei "Leucospori", genere "Agaricus", ovviamente nel subgenere "Amanita", con la denominazione specifica "vittadinii", in onore del suo scopritore.

L'autore fu Moretti che per primo aveva studiato e descritto il fungo in questione.

"Tentamen mycologicum, seu Amanitarum illustratio" Milano 1826 fu la tesi con la quale Carlo Vittadini (1800/1865) si laureò in medicina; relatore il Moretti.

Nel lavoro, oltre ad esaminare questioni tossicologiche, era data un’accurata descrizione morfologica di diverse "Amanita", tra cui ovviamente la "vittadinii". Questo studio è notevolmente importante dal punto di vista tassonomico perché l'autore, precorrendo i tempi, ma soprattutto precorrendo Lucien Quélet (1832/1899), è il primo a elevare a livello di genere il sub genere "Amanita" di Fries.

Il vocabolo "Amanita", introdotto in Italia nel 130/200 dopo la nascita di Cristo, deriva dal greco amanoe nome di una montagna della Cilicia.

Fries, (1794-1878) nella sua Epicrisis del 1838 classificò la vittadinii nel sub genere Lepiota e scrisse:” Fungus medius inter Amanita et Lepiota”. Anche Quélet nel 1873 la considerò tale.

Edouard Jean Gilbert (1888/1954) nel 1925 realizzò il nuovo genere "Lepidella" (dal latino lepideus = squamoso) dichiarandolo intermedio tra il genere "Amanita" e il genere "Lepiota". In esso, inserì il nostro fungo come specie tipo.

Lo stesso Gilbert, considerando che il termine "Lepidella" era stato usato da altri, lo cambierà nel 1940 in "Aspidella" (dal greco aspis = piccolo scudo). Il micologo francese considera la "vittadinii " una pianta molto bella e molto rara che è stata molto spesso confusa con "Lepidella echinocephala vittadini 1835". A questo proposito Gilbert aveva pensato che "i due funghi fossero originati da una stessa specie, suscettibile di svilupparsi seguendo due vie diverse... ma lo studio anatomico ha dimostrato che le due specie sono ben distinte l'una dall'altra".

In seguito lo stesso Gilbert ha sinonimizzato (Amanitaceae fasc. II° pag.374) la vittadinii con la "Lepidella codinae" descritta da R.Maire (1878-1949) in "Fungi Catalaunici" del 1933.

R.Bertault (1905/1986) però ha distinto di nuovo i due funghi in due specie diverse che pur avendo le stesse esigenze edafiche vivono nello stesso habitat.

Konrad & Maublanc, oltre a sinonimizzare il nostro fungo con la Lepiota vittadinii Krombolz 1836, la definiscono rara.

Il compianto Cesare Balletto (1912-1997), nel suo importante saggio sulla flora ligustica del 1972, ci fa sapere che "ottime sarebbero le qualità commestibili, ma che difficilmente potrebbero essere apprezzate vista la rarità della specie".

Moser (1924-2002) riferisce che il fungo è "raro nell'Europa centrale e occidentale, più frequente nella zona mediterranea".

G. Malençon (1898-1984) e R. Bertault (1905-1986) scrivono che questa specie è "sempre poco comune ma costante nelle sue stazioni e piuttosto precoce (settembre - ottobre).

A. Marchand, in accordo con Moser, lo descrive come una "specie termofila, mediterranea, primaverile e autunnale, che compare dopo forti temporali, solitaria o quasi gregaria e rara”. Sono d'accordo con quanto scrive Marchand avendo notato sempre la nascita di diversi carpofori uno o al massimo due giorni dopo tali manifestazioni temporalesche, sia in primavera sia in autunno.

Kuhner e Romagnesi, nella loro "Flore Analytique" del 1953, la classificano nel genere "Amanita" Persoon 1801 sottogenere "Aspidella" Gilbert 1941 corrispondente al Subgenere "Eu-Amanita", sezione "strobiliformi" di R. Singer (The Agaricales, Lilloa XXII Tucuman 1949).

Nel 1962 lo stesso Singer (1906-1994) lo classifica nella sezione "Lepidella" come specie tipo.

 

Descrizione della "Amanita vittadinii (Moretti) Vittadini, 1826"

Cappello: 8-15 cm di diametro inizialmente sferico, in seguito convesso, di colore bianco più scuro al centro. Margine eccedente con la crescita del fungo, ricco di residui del velo parziale. Cuticola non separabile bianca ornata da squame poligonali concolori che rappresentano un residuo del velo generale e che anneriscono per il naturale invecchiamento del fungo; al centro assumono forma piramidale;

Lamelle: libere bianche all'inizio, in seguito giallo pallido, con la maturazione del fungo assumono riflessi verdastri. Lamellule presenti;

Gambo: centrale, 100-150 X 20-35 mm, di forma cilindrica non bulboso e attenuato alla base. Anello membranoso persistente doppio, ampio e di colore bianco. Il gambo sotto l'anello è ricoperto dalla volva dissociata in scaglie, simili nella colorazione alle squame del cappello;

Carne: bianca, compatta, dall'odore gradevole e dal sapore dolce;

Habitat: solitario o in cerchi più o meno ampi. Prati, pascoli. La specie, che molte volte cresce lontano da essenze arboree, sembra avere un comportamento da saprofita e non micorrizico come la maggior parte dei funghi appartenenti al genere Amanita. Gilbert nell’Iconografia Micologica scrive che: “i botanici americani hanno sempre desiderato trovare questa Amanita nel loro paese ma sembra che questa specie non cresca in America;

Caratteri microscopici: polvere sporale bianca con spore ialine, amiloidi, lisce di forma rotondeggiante 8-10 micron;

Reazioni colorate: la carne toccata con Solfato di Ferro diventa tardivamente verde (1 ora circa); con idrato di sodio diventa color crema;

Note: la specie, facilmente riconoscibile dal suo aspetto slanciato, dalla sua ornamentazione e dal suo colore bianco, è commestibile.

Le principali differenze tra "echinocephala" e "vittadinii" che come asseriva Gilbert molto spesso erano confuse tra di loro, consistono: la prima, nell'avere il gambo bulboso alla base, le lamelle che tendono a ingiallire, le verruche piccole e a forma aculeata soprattutto al centro del cappello. La seconda, nell’avere il gambo attenuato alla base, le lamelle bianche che con l'età assumono riflessi verdastri, le verruche a forma piramidale. La "codinae" differisce dalla "vittadinii" per una taglia più ridotta, il gambo relativamente corto la cui altezza è inferiore al diametro del cappello che è ricoperto da squame brune fin dall'inizio. A questo proposito Malençon in una lettera inviata all'amico Bertault afferma che la "codinae"è diversa dalla "Amanita vittadinii" sia per la taglia sia per il portamento". Infine le spore della codinae sono sensibilmente più grosse della vittadinii. Nel 1988 scrissi della "Amanita vittadinii" mettendo in risalto la rarità di questa specie così come confermato dalla letteratura sopra riportata e dai miei ritrovamenti: il primo nel settembre del 1968 a Villa Borghese che è un grande parco al centro di Roma e il secondo nel 1975 sempre nel settembre ma in campagna, nei pressi di Maccarese. Nella stessa nota però rendevo partecipi i lettori di aver trovato, verso la metà del settembre 1976, una stazione di questo fungo in un prato, con tigli ed eucalipti, davanti alla mia abitazione, e che addirittura nel settembre-ottobre del 1981 ne avevo visto nascere qualcosa come circa cinquanta esemplari. Da allora a oggi ne ho trovati ancora molti, con una certa regolarità anche in zone vicine a casa mia. In questi giorni, seconda metà di agosto 2011, in un parco dell’ E UR, ne sono nati più di cento esemplari. Terminavo quella mia nota dicendo: "Ho voluto raccontare ad altri quanto questa amanita sia rara ". Oggi ho letto ancora sull’argomento e qui di seguito riporto due notizie che ritengo importanti: Bertault in Bull.Soc.Myc.Fr.T.LXXI-1955 p.32 riferisce che "per dare una idea dell'abbondanza della "Amanita vittadinii" nella zona di Tangeri, mi è sufficiente dire che una famiglia di belgi ne raccoglie una media di 10 kg ogni domenica durante tutta la stagione con alcuni esemplari che raggiungono un peso di 950 gr ". Sempre Bertault in Bull.Soc.Myc.Fr.T.LXXX-1964 p.368 riferisce che: "questo fungo è divenuto ora abbastanza raro, in quanto dei lavori di drenaggio, necessari per l'approvvigionamento di acqua della città di Tangeri hanno modificato profondamente il terreno ove si trovavano le sue principali stazioni". Dopo Micologia Veneta del 1988, quest’articolo, modificato fu pubblicato, nel 2000, nel numero monografico sul genere “ Amanita “ del “Bollettino del Gruppo micologico G. Bresadola”. Alle precedenti note aggiungo due considerazioni. La prima è che l’Amanita vittadinii non è rara. La seconda è che la stessa diventa rara se cambiano le condizioni ambientali.

 

Andrea Brunori

 

Bibliografia

G.Lazzari . Storia della micologia italiana.Trento 1973

P.Konrad & A.Maublanc. Hyménomycètes de France.Paris 1924/1937

E.J.Gilbert. Amanitaceae in Iconografia Micologica Bresadola. Vol. XXVII° Mediolani MCMXL Bulletin Société Mycologique de France. Paris 1885/1999.

R.Singer. The Agaricales in modern Taxonomy. Weinheim 1962

Kuhner e Romagnesi. Flore Analytique. Paris 1953

C.Balletto. Saggio di flora micologica analitica. Genova 1972

M.Moser. Guida alla determinazione dei funghi. Trento 1980

Malençon & Bertault. Flore des Champignons superieurs du Maroc. Rabat 1970

A.Marchand. Champignons du Nord e du Midi.Perpignan 1971